Il 21 Marzo è la Giornata Mondiale della Poesia.
Questa giornata, negli anni, si è arricchita di eventi e di iniziative, varie per importanza, qualità e natura. Incontri con autore, presentazioni di libri, proposte tematiche, approfondimenti critici. Il web ha raggiunto una tale densità di dirette social, post, interventi, da rischiare la saturazione.
E come spesso accade in questi casi, il rischio è che l’eccessiva esposizione a un fenomeno produca l’effetto contrario: diventare ad esso insensibili.
Per tale ragione, non desidero dire nulla sulla poesia. Riporto solo le parole di un caro amico che sono state spesso, per me, la domanda orientativa, la cartina tornasole per misurare la temperatura letteraria di un testo: “Se non dà sofferenza, non è poesia”.
Al centro della Giornata della Poesia, non ci sono gli eventi, i reading, le performance, il diluvio mediatico di chi ricorda la poesia una volta all’anno; al centro c’è solo il testo, senza razos, il testo e basta, che è potente o non lo è, è poesia o non lo è.
Di se stessi, mi ha insegnato il mio amico, non si dice mai se è poesia, lo dicono gli altri. Agli altri la poesia dice “Guardami, sono nuda” con la voce di Antonia Pozzi.
Alice Serrao, Da PadreMadre (inedito - segnalata al Premio Gozzano 2020)
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In principio fu un movimento siderale
del padre, il guizzo veloce della coda
che divarica, secondo l’istinto, s’invischia;
la madre è cielo ampio endometriale.
Ride dolce la madre
-lui dice: grazie
Da ultimo viene il figlio, irrompe,
compie nella vita due che sono
uno in un altro; chiede
che siano all’altezza.
Chissà con quale faccia verrà nel mondo
questa eredità di carne e di stelle.
Alice Serrao